Parte 4

La scimmia schiaffeggiatrice con la mano destra la colpiva con tutte le sue forze e con la sinistra le mostrava le foglie dell’erba, strofinandogliele sul volto. Riuscì ad impedire che la donzella urlasse per tre volte. Poi, come sempre accade nella vita (nonostante pareri contrari di molti scettici pessimisti), qualcuno arrivò in suo soccorso. I suoi genitori le porsero le mani. Ad ogni gesto di aiuto nei confronti di Farha, la scimmia diveniva sempre più debole. I suoi schiaffi si erano ormai trasformati in deboli e pungenti carezze quando comunicò ai suoi cari la triste scelta che si sentiva costretta a fare per il suo bene: abbandonare la “Via dell’Ignoto”. 
Dopo di che, con il volto provato dalla sofferenza, si abbandonò in un sonno liberatorio.
La decisione non si rivelò inaspettata, poiché la tristezza e lo sconforto negli ultimi tempi si erano visibilmente impossessati della fanciulla. 
Al suo risveglio trovò la famiglia affranta e delusa ma, nonostante le deboli opposizioni, comprensiva. 
Nei giorni seguenti si armò di coraggio per prendere in mano le redini della sua vita. Si procurò le chiavi per chiudere il suo cancello della “Via dell’Ignoto”, promettendosi di farlo nei giorni a seguire. La famiglia nonostante tutto, si mostrò speranzosa. Ancorata alla remota possibilità che Farha ritornasse sui suoi passi. Ma non era sua intenzione. 
 
Nei successivi due mesi passò in rassegna diverse possibilità.
Parlando in famiglia si lasciò trasportare dall’idea di intraprendere nuovamente “Via dell’Ignoto”, ma imboccando un sentiero differente. Forse era davvero la scelta giusta. Forse avrebbe dovuto stringere i denti. Si armò di una mappa e cercò il sentiero che più si avvicinasse alle sue aspettative. Trovò tra le possibilità il “Sentiero delle Foglie”. Fece delle ricerche e si lasciò affascinare dal suo paesaggio. Decise di acquistare dei volumi che riteneva potessero esserle di aiuto. Ed iniziò a studiare, entusiasta del fatto che, forse, avrebbe fatto la cosa giusta per tutti. 
 
Per tutti… Anche per lei?
 
 
Farha avrebbe voluto essere di buon esempio per Nidhi, sua sorella,  ma era un buon motivo per gettarsi a capofitto in qualcosa della quale non era certa?
Per un paio di mesi si dedico completamente alla famiglia. Facendo il suo dovere di figlia come meglio riuscisse, per aiutare sua madre ad affrontare un periodo un po’ buio a causa di un problema di salute. 
Le cose andarono per il meglio e, quando la situazione familiare migliorò, iniziò a dedicarsi a lavori socialmente utili, aiutando le persone indigenti presso “Oltre il muro”. Quella scelta si rivelò azzeccata. Essere di aiuto la riempiva di gioia e soddisfazione. Giorno dopo giorno il suo umore migliorò. I mesi seguenti si rivelarono un toccasana. Aiutare gli altri aiutava lei. 
La giovane donzella iniziava finalmente ad essere in pace con se stessa. 
Nonostante la paura di utilizzare le chiavi per chiudere il cancello di “Via dell’Ignoto” (continuava a rimandare), il sentimento di vergogna e delusione, iniziava pian piano ad affievolirsi.  La soddisfazione di fare del bene le faceva iniziare la giornata con più ottimismo. 
 
Sentiva di essere un po’ cresciuta in quei mesi, maturata, ma probabilmente si sbagliava.
A lungo andare, quelle che i suoi cari vedevano come insicurezze, ma che agli occhi di Farha erano la Ragione, tornarono a farle visita. Iniziò a domandarsi se valesse la pena tentare di intraprendere nuovamente “Via dell’ignoto” perché succube del desiderio degli altri. Certo è vero che per il “Sentiero delle Foglie” nutriva più trasporto rispetto a quello “delle Verruche”. Ma era sufficiente? Bastava un piccolo trasporto per incamminarsi verso un tragitto che giorno dopo giorno l’attirava sempre meno? 
Iniziò a porsi queste domande ogni giorno, più volte a giorno. Ci pensò molto, troppo forse.
Arrivò alla conclusione che non fosse il momento giusto per camminare verso “Via dell’Ignoto”. Non escludeva la possibilità di un ripensamento futuro, ma per il presente sentiva che non era la scelta giusta. 
 
Fare del bene agli altri l’aveva aiutata a capire che quella era la strada giusta. Pensava di fare richiesta per essere ammessa all’ “Unione delle Cavallerizze” che da secoli prestava soccorso ai più poveri e sfortunati al servizio dell’ Elefante Maestro: il saggio del villaggio. Avrebbe potuto fare ciò per cui si sentiva portata e in più avrebbe anche percepito una paga mensile. Quando, entusiasta all’idea di aver finalmente scelto che percorso intraprendere, si rivolse alla Corte Suprema, venne a conoscenza del fatto che per quel momento non ci fossero posti disponibili. 
 
Un’altra volta. 
 
Quando sarebbe arrivato il suo momento?
 
...
 
Non lo sapeva.